venerdì 14 dicembre 2012

Finalmente un buon libro: Sofia si veste sempre di nero

Preambolo
Nonostante l'abbondante neve, mi accingo ad andare in biblioteca a restituire e prendere i libri ordinati. 
Nella mia borsa a malincuore, tra i restituiti, ho messo anche Sofia si veste sempre di nero.
Volevo scrivere due righe veloci su questo bel libro. 
Ultimamente ho letto due o tre libri di autori contemporanei e devo dire che la delusione è stata grande: frasi sconnesse e lunghe meno di una riga, personaggi abbozzati, trama avvincente ma non sviluppata, capitoli brevi quanto una fermata della metro.
Poi ho letto questo libro e ho detto: "Finalmente!".

Non sono una disillusa riguardo gli scrittori d'oggi, del tipo " Ah ma i grandi scrittori oramai non esistono più!", o una lettrice schizzinosa che snobba le miriadi di scrittori/libri/case editrici esistenti oggi. 

Il mio era stato un "esperimento": mi sono messa nei panni di un utente della biblioteca (non della libreria perché il mio fondo-libro è a secco) e ho curiosato tra le novità ben esposte (nota: nella biblioteca dove faccio tirocinio i libri nuovi sono gli stessi che si trovano in libreria, per fortuna i tagli sono stati minimi). E così ho preso volta dopo volta libri che sembravano accattivanti dalla copertina, dal titolo, dalla quarta. Invece una delusione. 

Poi è capitato che una, due, tre persone iniziassero a chiedere questo libro...è così l'ho letto anch'io. 
Il libro è stato presentato a Farhenheit ( qui l'intervista a Paolo Cognetti). 

Sofia si veste sempre di nero.

Chi è Sofia ? Una ragazza, dall'occhio sinistro leggermente strabico, un'attrice che non riesce a piangere a comando, la padrona del cane  Mozzo senza orecchio,  una marinaia a New York, una pirata. 
Sono Rossana, Marta, Roberto, Margherita, Caterina, Leo, Oscar, Bruno, Juri. 
Sono storie, racconti, punti di vista di tutti loro e in mezzo c'è Sofia.  

In realtà mi è piaciuta la storia degli altri. Sofia io l'ho lasciata un po' da parte, anche perché non vuole farsi prendere e tu non riesci a prenderla alla fine: cosa vuole Sofia ? Dove vuole andare? 
Gli altri invece ci sono con tutta la loro persona. 
I più belli per me : 
Disegnata dal vento 
Sulla stregoneria
Brooklyn Sailor Blues

Benché il libro mi sia piaciuto, mi trovo d'accordo con un parere trovato su anobii, scritto da Aeris:
"Questo libro è innegabilmente scritto bene. Il problema è che io ho raggiunto un livello di saturazione a qualsiasi tipo di produzione culturale italiana che contenga per la stra-ennesima volta riferimenti storici e tematiche come: i brigatisti, la FIAT, improbabili bambini che pensano e giocano come adulti, l'infelicità coniugale, il cancro, l'anoressia. Sofia si veste di nero, ha i piercing e i suoi problemi e, tanto per cambiare, il sogno americano lo trova... in America. Mica in Italia. Perché l'Italia nei libri (e non solo) è soltanto immobilismo. Culturale e sociale. E tristezza. E racconti statici di momenti, senza nessuna azione dei personaggi. Pensiamo sempre solo ad analizzare il passato. E mai una volta che ci fosse il racconto di un riscatto italiano che ti dia un po' di speranza."
Il mio entusiasmo per il libro è principalmente dovuto alla scrittura. 
La storia, i riferimenti storico/culturali nel romanzo suonano anche a me come qualcosa di "già sentito/già letto", tanto da farmi pensare "ancora i brigatisti? La Fiat ? Il marito con l'amante? Una ragazza un po' lugubre che si veste di nero ? Studenti festosi ?"...forse anche un po' di fastidio: perché il libro non vuole proporre i soliti stereotipi, eppure tante volte ci si avvicina, anche se poi scopri che dietro lo stereotipo, nel profondo, c'è altro. 
In alcuni punti mi è salita la noia, per via di questi argomenti già sentiti e sviscerati. 
Sono però in disaccordo con una sola cosa dal parere di Aeris di anobii: il "finale", a New York. 
Per le immagini create da Cognetti: Juri, il narratore del racconto, il film, New York, i sogni infranti, i sogni ancora in grembo, le scoperte, la dura realtà. Mi è piaciuto molto e avrei voluto leggere di più.

Consiglio di leggerlo. E se non vi piacerà avrete comunque letto un romanzo scritto bene.



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